Parlare di Rodolfo Losani è un compito assai arduo in quanto in lui coesistono almeno due aspetti fondamentali, quello del pittore e quello del poeta, che si fondono tanto armoniosamente da non sapere più quale dei due predomini sull’altro ossia quale partorisca, dia l’incipit ai suoi lavori.
Se però abbiamo l’occasione di scambiare due chiacchiere con lui, di ascoltarlo mentre spiega i suoi quadri, ci accorgiamo di quanto sia semplice e naturale la sua opera, perché Rodolfo Losani è una persona semplice che cerca di “raccontare la realtà”, di cui è attento conoscitore. Una realtà che a volte descrive in maniera dura e polemica, quasi masticata a denti stretti e poi sputata fuori sotto gli occhi di tutti affinché nessuno possa sottrarsi dal guardarla in faccia. Perché, in verità, fa paura guardarla, fa paura il pensiero che anche solo per un attimo ci possa rispecchiare. Come se poi ne esistessero due di realtà: quella nostra, comoda, confortevole, che ci fa sentire al sicuro e quell’altra, separate da un recinto basso, troppo basso, così semplice da scavalcare. Ma Losani non ha paura di confrontarsi con essa e lo fa con quadri come “In divieto di sosta”, “A pesca di uomini”, “Popoli al sole”, “Scacco ai matti”, nei quali però una vena di speranza riesce ancora a trasparire sotto la tela, ad incresparla, a donarle quella luce che diversamente non avrebbe.
Ed è proprio qui che riusciamo a cogliere il segreto di questo pittore, quella nota che lo distingue e lo fa risaltare nel coro così cospicuo di artisti che affolla il nostro tempo, il fatto cioè di non essere un semplice fotografo della realtà, ma un uomo che parla di essa attraverso i suoi quadri urlando, a volte, la sua indignazione. Figli di questo sentimento sono i lavori “W la libertà” e “Caino non si tocca” nei quali Losani si cimenta con temi importanti senza però scadere nella retorica, ma con uno slancio vitale che è proprio di chi si interroga sempre e non cerca un alibi che autorizza a stare zitto o ad adeguarsi alla pubblica morale, al tanto conveniente senso comune. Ma il pittore va oltre, ha un’aspirazione più audace, vuole svegliare la nostra coscienza: nel quadro “Il burattino si è fatto uomo” ci lancia una sfida, quella cioè di smettere di essere dei pupazzi tutti uguali fra loro e di riscoprire quei sentimenti e quei pensieri personali che ci rendono unici contro un’accidia intellettuale che ci ghettizza nel nostro solitario microcosmo e ci costringe ad una vita mediocre. Solo infatti portando nuova luce su quei sentimenti potremo distillare il senso della nostra vita e coglierne i veri valori che Losani ben rappresenta nei quadri “Il nido della vita”, “Il matrimonio”, “Al centro del bersaglio”.
Una ricetta semplice, in definitiva, quella che questo pittore ci propone, ma allo stesso modo così sovversiva per noi abituati a correre sempre, a non avere mai tempo, per noi che abbiamo dimenticato e non riusciamo più nemmeno ad apprezzare quella serenità tanto rassicurante che un tempo ci regalava la quotidianità dei piccoli gesti: nel quadro “Mattino italiano” la gioia di un rito che si ripete costantemente ad ogni risveglio può colorare l’intera giornata.
Le immagini provocatorie, quasi metafore taglienti, che si susseguono come illuminazioni, danno parola ed espressione ad un pensiero splendidamente creativo che avvicina Rodolfo Losani ai grandi pittori surrealisti del novecento, Dalì e ancor più Magritte.
Il simbolo, messaggio criptato con cui il pittore ci parla, pretende di essere l’anima del quadro, perché la pittura non deve essere fine a se stessa o al più ad un gusto estetico, ma stimolo, significato, interazione, azione…e con esso Losani gioca, ci interroga, ci scruta con fare malizioso come nel quadro “Spiare”: quell’ occhio è il suo occhio affacciato su di noi e, allo stesso tempo, è il nostro occhio curioso intento ad osservare le vite degli altri.
Il sottile gioco psicologico con cui il pittore ci attrae e ci cattura, come mosche nella tela del ragno, riesce a spalancare delle porte che più o meno volontariamente teniamo chiuse, a scavare nella nostra memoria (come nel quadro “I ricordi”) e, ancor di più, nel nostro inconscio, tirando fuori quegli “Intimi segreti” tanto gelosamente custoditi.
Questo però non vuole essere un gioco al massacro nei confronti di quelle certezze che tanto faticosamente cerchiamo di tenere in piedi, ma piuttosto un tentativo di riscoprire la vita nella sua essenza e quindi, secondo il pittore, nella sua vera bellezza.
La “vita” e “l’uomo” sono il terreno fertile di Rodolfo Losani, i fondali ideali su cui egli misura tutte le gradazioni e l’intensità dei colori e da cui si sprigiona la sua fervida opera. Ed allora abbiamo lavori di pregio quali “Il peccato e l’innocenza”, “Dopo Eva, noi”, “Una vita in equilibrio”.
E’ pertanto impossibile visitare una sua mostra e non riconoscersi in uno dei suoi quadri, non fermarsi a leggere i titoli e le note che li accompagnano e ne costituiscono la sintesi letteraria, espressione di un pensiero pittorico che in questo modo diventa leggibile e fruibile da tutti, finalmente democratico. Perdersi infine in un cammino interiore da cui uscire arricchiti e pieni prima negli occhi e dopo nell’ anima.
Dott. Tiziana Trotta