Riflessioni
Per me è seguire sempre un filo, quel filo che negli ultimi anni è presente in ogni mio lavoro,
fortemente voluto come “segno” necessario e distintivo, di natura mutevole, forte o debole,
a seconda di come il soggetto dell’opera richieda; duttile al mio pensiero può divenire “strada”
da percorrere o “mezzo di trasporto” che conduce, “filo sentimentale” che porta al cuore o
“filo del pensiero” che porta alla mente, avvolge, lega, abbraccia, sorregge, trascina, spinge
e si moltiplica trasformandosi nel mio pensiero, dando vita ai miei sentimenti più reconditi
e profondi.
Un altro fondamentale aspetto del mio lavoro che non riesce a staccarsi da esso talmente
che ne rimane intriso e sporcato, è la “denuncia” della realtà, forte e dura come lo è la realtà
stessa quando è privata di fronzoli, quando si presta all’ occhio dell’osservatore profondo nella sua purezza e semplicità e per questo nella sua bellezza più intima. Una denuncia spesso dura, quasi masticata a denti stretti e poi sputata fuori sotto gli occhi di tutti, ma a volte anche malinconica, testimone di una malinconia personale che mi porta a ricordare sempre chi sono perché sono stato e faccio perché so da dove vengo, da dove è cominciato il cammino della mia vita.
Se consideriamo l’Arte “comunicazione” ecco io sono il filo, l’autore nascosto dietro l’opera
che cerca di comunicare, a volte sussurrando a volte urlando, l’Amore e l’Odio della natura
umana. Il filo è forse lo specchio che mi riflette, che si riesce ad intravedere ma che lascia
la libertà al fruitore dell’opera di trarre le sue conclusioni, tentando forse solo di instillare un
dubbio in un mondo di false certezze.
R.L.